Restauro e Interventi sull'esistente
Ente Ecclesiastico Suore Clarissa
Carpi (MO)
2002
La chiesa di Santa Chiara, parte del complesso del convento di clausura delle Clarisse fondato nel 1490 da Camilla Pio, prima badessa, fu consacrata nel 1500. Il suo assetto attuale, compresa la facciata, si deve all’intervento risalente alla metà dell’800, voluto dal vescovo Pietro Raffaelli, su progetto dell’architetto carpigiano Claudio Rossi.
La facciata presenta un impianto decorativo neoclassico, con alte paraste angolari, portale architravato con sovrastante finestra a termale e timpano triangolare a coronamento. La finitura superficiale pre-restauro – intonaco parzialmente cementizio e tinteggio in bicromia, giallo e rosso mattone – in condizione di esteso e rilevante degrado, non era quella ottocentesca; infatti, da alcuni saggi effettuati nella zona del timpano e in alcuni sottosquadri, è emerso che la finitura ottocentesca consisteva in un sottile strato di intonachino pigmentato in pasta con polvere di cotto, facendo così supporre ad una facciata con un’unica dominante cromatica “color cotto”.
L’intervento di restauro è consistito preliminarmente nel consolidamento dell’intonaco originale con iniezioni di malta fluida a base di calce e rimozione delle porzioni di intonaco cementizio di più recente esecuzione. A seguito è stata eseguita un’accurata pulizia del paramento con spazzole morbide, lavaggio con acqua deionizzata ed esecuzione di scuci-cuci su porzioni di muratura della zona basamentale, dove il fenomeno dell’umidità di risalita aveva provocato un rilevante degrado di estese porzioni del laterizio. L’intonaco originario, laddove necessario, è stato integrato con nuovo intonaco a basso spessore, a base di calce idraulica naturale. Inoltre, è stata eseguita una scialbatura a base di grassello di calce pigmentata con polvere di cotto in grado di uniformare cromaticamente la facciata.
L’intervento di restauro, infine, ha interessato anche le due le statue in cotto raffiguranti San Bernardino da Siena e Sant’Antonio da Padova ubicate nelle due nicchie di facciata e il consolidamento delle tre sfere in marmo di Verona, poste in sommità del timpano, rimosse a seguito dell’evento sismico del 1996.
La chiesa di Santa Chiara, parte del complesso del convento di clausura delle Clarisse fondato nel 1490 da Camilla Pio, prima badessa, fu consacrata nel 1500. Il suo assetto attuale, compresa la facciata, si deve all’intervento risalente alla metà dell’800, voluto dal vescovo Pietro Raffaelli, su progetto dell’architetto carpigiano Claudio Rossi.
La facciata presenta un impianto decorativo neoclassico, con alte paraste angolari, portale architravato con sovrastante finestra a termale e timpano triangolare a coronamento. La finitura superficiale pre-restauro – intonaco parzialmente cementizio e tinteggio in bicromia, giallo e rosso mattone – in condizione di esteso e rilevante degrado, non era quella ottocentesca; infatti, da alcuni saggi effettuati nella zona del timpano e in alcuni sottosquadri, è emerso che la finitura ottocentesca consisteva in un sottile strato di intonachino pigmentato in pasta con polvere di cotto, facendo così supporre ad una facciata con un’unica dominante cromatica “color cotto”.
L’intervento di restauro è consistito preliminarmente nel consolidamento dell’intonaco originale con iniezioni di malta fluida a base di calce e rimozione delle porzioni di intonaco cementizio di più recente esecuzione. A seguito è stata eseguita un’accurata pulizia del paramento con spazzole morbide, lavaggio con acqua deionizzata ed esecuzione di scuci-cuci su porzioni di muratura della zona basamentale, dove il fenomeno dell’umidità di risalita aveva provocato un rilevante degrado di estese porzioni del laterizio. L’intonaco originario, laddove necessario, è stato integrato con nuovo intonaco a basso spessore, a base di calce idraulica naturale. Inoltre, è stata eseguita una scialbatura a base di grassello di calce pigmentata con polvere di cotto in grado di uniformare cromaticamente la facciata.
L’intervento di restauro, infine, ha interessato anche le due le statue in cotto raffiguranti San Bernardino da Siena e Sant’Antonio da Padova ubicate nelle due nicchie di facciata e il consolidamento delle tre sfere in marmo di Verona, poste in sommità del timpano, rimosse a seguito dell’evento sismico del 1996.